giovedì 2 marzo 2017

Collettivo Primule


Che succede quando decidi che è ora di smaltire gli scampoli che ti accompagnano ormai da tempo?


















Che succede quando un'amica del cuore tira fuori una scatola di stoffe e merletti, che da più di 30 anni custodiva con cura?































La congiunzione di questi elementi e molti altri, l'opportunità di avere uno spazio dove tirar fuori tutto... e lasciarlo lì












tagliare,
misurare,
disegnare,
frenesia,
euforia,
colori,
texture,
forme,




combinazioni strampalate,
stravagante guardaroba...




















E io faccio... senza stare a pensare troppo su chi, come e perché...
Questa non è una collezione, è piuttosto un collettivo

Come diceva un mio carissimo amico:
“Es lo que hay”

Gracias!

Grazie! Di cuore



















Abitare

Abitare
Abitare un corpo, una casa, un castello...
Abitare il mondo, la terra e il cielo.
Abitare tutto lo spazio dentro e fuori, abitare gli abiti come brandelli di storie.
Abitare colori e forme come opere musicali, movimento e suono, luci e ombre... s/variate dimensioni...
“L'abito fa il monaco”
Per me è vero, quando vesto abiti larghi e leggeri mi muovo in un certo modo “arieggiato”, mi viene voglia di volteggiare, 
con abiti stretti la precisione fa da padrona.. 
con certi colori, il desiderio di mangiarli... 
E perché no? Indossare delle vesti che rievocano personaggi o atmosfere fiabesche, gnomi e fate, Ent ed elfi, supereroi, animali fantastici, fiori e alberi, insetti... oppure.... tantissime altre immaginazioni possono donarci un momento di recita di straordinario, che può durare il tempo che voglio.
L'essere io e qualcos'altro o qualcun'altro che neanche conosco, lo “prendo” e recito, allargo il mio orizzonte, vado in giro, viaggio a caccia di avventure... magari in pratica prendo il tram
ma sono diversa, per come mi muovo, occupando nuovi spazi.











mercoledì 11 gennaio 2017

Prove Aperte! Corsi e seminari

Cominciamo dalla base, partiamo dal camminare abbracciati, nel tango si sono stabilite delle regole, la maggioranza le abbiamo imparato per osservazione. Così, molte volte, ho cercato di ricordare le cose che vedevo in pista, erano gli anni novanta e molte cose erano già del passato. Comunque le cose che mi ricordo alcuni maestri le insegnano come regole indiscusse, una cosa che cerco di non dimenticare è che il tango non si è fatto in un giorno, non è stato sempre uguale, tutti i maestri hanno le proprie opinioni al riguardo e insegnano quello.
Quando io ho iniziato a ballare andavo alle pratiche e ballavo con i vecchi, che non ti spiegavano niente, praticamente se ti dicevano qualcosa era “zitta e ascolta” (anche in versioni più educate) c'era molto maschilismo insomma.
Ma così, aldilà delle sofferenze (ognuno poi le vive a modo suo), si imparava lo stesso.
La pista gira nel senso antiorario o meglio gira nel senso della terra.
Le coppie vanno in ordine le une dietro le altre e non cercano di sorpassare quello davanti. Quello davanti cercherà di non andare indietro e troverà gli spazi per fare ciò che la musica le ispira e per aspettare che quello davanti faccia il suo percorso.
Le mie riflessioni si fanno avanti: Se ci sono troppe coppie in pista la sfida è quella di fare il meglio della nostra interpretazione musciale ma senza intaccare lo spazio altrui, quindi il fare diventa molto più piccolo. Anche la musica “utile” è più marcata, senza variazioni che ci fanno perdere la testa e dimenticare che siamo nella terra con gli altri.
Il tango può essere un incontro anche molto semplice.
Le cose che per me sono importanti: camminata pulita, con le direzioni precise.
Il pivot (perno) si utilizza per cambiare la direzione insieme al bacino, di base non usiamo diagonali sono laterali o passi avanti/indietro che cambiano direzione.
Di base, poi andando avanti si capisce che la direzione nella pista contiene quelle direzioni all'interno e che tenderanno ad essere centripete, e che se non c'è tanto spazio o flessibilità dentro l'abbraccio invece di un pivot, può diventare funzionale l'apertura dell'anca nella persona che tradizionalmente segue e va indietro.
L'abbraccio è strutturato ma non rigido, è passibile di modifiche sempre che serva alla funzionalità di ciò che stiamo eseguendo.
Ognuno si prende la responsabilità del proprio peso e dello “stare in musica”.
Tenere conto che la persona che segue andando indietro non vede e molte volte può accadere che si senta così a suo agio da chiudere gli occhi, o che li chiuda per meglio ascoltare e concentrarsi nell'interno dell'abbraccio.
Rispettare lo spazio dell'altro nella coppia e degli altri nella pista.
Respirare.
Poi io vedo la pista come una scena, ci deve essere connessione e coordinazione tra tutti.
L'eleganza è l'animo gentile e la leggerezza che ci portiamo dentro. O la profondità e lo stare molto a terra, che può diventare il contrapposto o il complemento di quell'atteggiamento citato prima.
Andare indietro per chi guida significa stare molto attenti a chi ci sta dietro oppure girare il passo indietro verso l'esterno della pista. Ballare nel giro esterno della pista vuol dire rispettare la ronda, altrimenti chi non riesce a stare in quello spazio passa nel giro interno dove può andare al proprio tempo e magari usare lo spazio diversamente ma non si passa da un cerchio all'altro indiscriminatamente perché in una pista affollata si crea confusione. Sarebbe sempre bello avere dei grandi spazi per stare comodi e sperimentare liberamente, ma questo non è sempre possibile, quindi ci adattiamo.


Via de Pepoli 1/a. Piazza Santo Stefano. Bologna
Associazione Menomale. Ingresso riservato ai soci
mazernatalia@gmail.com
+393408387954

Fratelli Broche




Origini di "Lo Schiaccianoci dei Broche". Bologna Estate 2006



















Pre conferenza stampa










Svariate sfilate










sabato 6 dicembre 2014

Falta el mejor!

Per ballare il tango non basta avere le scarpe...








ph Lisandra Coridon
gioiello Silvestro Regina

mercoledì 3 dicembre 2014